Due parole su Dario Sammartino

Oggi si parla di poker made in Italy: voglio spendere due parole su Dario Sammartino, napoletano, campione ammirato ed esaltato anche dal grande A.D. Livingston, che lo considera, più di un amico, «un fratello».

Dario è il numero uno nella All-Time Money List italiana e 46° nella All-Time Money List mondiale, per quanto riguarda le vincite maturate nei tornei di poker live, davanti a Mustapha Kanit e Max Pescatori.

È stato il protagonista nella più grande impresa pokeristica italiana di sempre. Sammartino, dopo ben dieci giorni di estenuanti ed emozionantissime battaglie ai tavoli, si è classificato secondo (fra 8.569 partecipanti) al Main Event delle World series of poker (Wsop), il più importante torneo del mondo, da tutti considerato come «il» campionato del mondo. E la fortuna non c’entra.

Due parole su Dario Sammartino

Dario è arrivato dove nessun altro italiano era mai riuscito: è bravissimo e ha giocato benissimo, guadagnandosi il rispetto e l’ammirazione dei più celebri professionisti. Concentrazione assoluta per dieci giorni, anche fino a 12 ore al giorno, disciplina, pazienza, completa padronanza della matematica del gioco, studio degli avversari e dei loro metodi di gioco, livelli di pensiero sempre uno scalino più profondi dell’avversario di turno, psicologia del tavolo, riconoscimento dei tell (segnali corporei involontari), continuo confronto del proprio stack (le chips che si hanno) con quello degli avversari.

In altre parole assoluta consapevolezza della situazione, sempre: questo c’è dietro la performance di Sammartino. E sì, nella singola mano c’è anche la fortuna, non si vince un simile torneo senza qualche mano fortunata: ma gli «umani» potrebbero anche scegliersi le carte e contro Sammartino perderebbero lo stesso. Sia ben chiaro. Come perderebbero a tennis contro Roger Federer, anche se lui avesse una racchetta più piccola.

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Le parole di A.D. Livingston su Sammartino

Così si è espresso il canadese A.D. Livingston, che ha battuto il nostro Dario Sammartino, campano, in una memorabile partitissima: «Dario è un ragazzo davvero fantastico. Un grandissimo amico, anzi lo considero come un fratello. Al tavolo finale, oltre a me c’erano altre 7 persone squisite e poi il mio fratello Dario Sammartino. È una persona meravigliosa e per bene. Al tavolo ci siamo sfidati lealmente, ma non sono mancati i momenti in cui lui mi spronava a far bene oppure si complimentava con me. Poco importa, fa parte del gioco…».

Incalzato dai giornalisti, Livingston non ha avuto alcun timore ad ammettere che l’italiano fosse di gran lunga il più forte fra i finalisti. «Basta guardare il palmares di Dario per capirlo. È un giocatore completo, ci siamo sfidati a lungo in questi anni, ma lui ha raggiunto risultati pazzeschi. Soprattutto nei circuiti high roller… Quindi è naturale considerarlo il più forte fra i 9 finalisti… La sola presenza al tavolo finale ha dato energia a tutti quanti. Un giocatore del genere, da un certo punto di vista lo devi temere, ma dall’altra parte è uno spettacolo averlo al tuo fianco. È forte, mai domo, in grado di ribaltare ogni situazione, capace di letture anche difficilissime. Insomma è contagiosa la sua brillantezza al tavolo. Poi, con i suoi tifosi che lo caricavano, Dario ha preso ancora più coraggio».

Per il canadese il fatto che alla fine Sammartino non abbia vinto non sposta di una virgola il suo giudizio: «Che sia arrivato secondo invece che primo, non cambia il mio pensiero su di lui. Come giocatore, ma anche come persona. Mi sento molto fortunato ad averlo nella mia ristretta cerchia di amici. È un privilegio e un onore per me».

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