Le notti folli di un piccolo grande pokerista: Pupo
Per me, Enzo Ghinazzi – in arte, come cantante, Pupo – è un mito. Come giocatore, dico: uno di quelli che ha saputo scendere all’inferno, senza farsi bruciare l’anima per intero, e quindi tornare, e poi ripiombare all’inferno, e poi ritornare. Straordinario, anzi unico. Il rischio è nel suo sangue. Penso che Pupo viva la sua vita come se fosse davanti a una partitina o partitona di azzardo.
“MI SONO ROVINATO CON LO CHEMIN DE FER. LÌ MI SFIDAVO CON DIO. E PERDEVO”
«All’epoca mi sono rovinato con lo chemin de fer. Lì mi sfidavo con Dio. E perdevo. la mia fede è il gioco, il poker andrebbe insegnato nelle scuole al posto della religione. Tuttavia, vorrei salvare i giocatori compulsivi dal vizio. Quelli che si rovinano con le slot machine. Le odio, io sono stato l’ultimo romantico dei giocatori: lo smoking impeccabile, la mia Jaguar e la gnocca che ti arriva da Cleveland. Quattro giorni al Cipriani a Venezia e vai… Vuoi mettere la tristezza assoluta di quelli sudati e puzzolenti che entrano in una sala bingo?».
UNA VOLTA AL CASINÒ PUPO GIOCÒ 103 MILIONI DI LIRE IN UN COLPO SOLO. E GLI ANDÒ MALISSIMO…
Molti ricorderanno la lettera ufficiale di Pupo, accanito giocatore di Poker da sempre.
Alcuni anni fa Pupo raccontò a Cesare Lanza una sua romanzesca sconfitta al casinò di Saint Vincent, a chemin de fer. Aveva vinto molto nelle sale comuni, nei diversi giochi, aveva le tasche piene di fiches. Era euforico, si sentiva determinato a realizzare una colossale vincita. Per curiosità si avvicinò al salone del privè. Affacciandosi, vide che il tavolo di chemin era fermo. Il croupier ripeteva quasi stancamente: «Il banco è di 103 milioni, chi lo batte? Le puntate sono aperte… Chi chiama il banco di 103 milioni…». «Ero euforico, mi sentivo in forma, ispirato…», mi raccontò Pupo. «Senza esitare, dissi: “Banco! Banco solo…“».
Era ciò che aveva in tasca, assai più di quello che aveva vinto in quel momento. «Mi avvicinai al tavolo e, come da regolamento, posai sul panno verde le fiches necessarie per coprire la puntata, enorme». Gli altri giocatori lo fissavano, incuriositi. «Sentii il banchiere, un vecchio e grande industriale lombardo, che mormorava al croupier: “Chi è questo giovanotto che chiama il mio banco per intero?” E il croupier rispose con sufficienza: “È un cantante che si fa chiamare Pupo”».
Lui, Pupo, si interruppe e fissò Lanza negli occhi: «Tu sai che, al gioco, a volte si hanno sensazioni inspiegabili. In quel momento capii che avrei perso! Forse per quell’aria di degnazione con cui il banchiere e il croupier mi avevano trattato». Il croupier non aveva ancora sfilato le carte dal sabot. Per regolamento, il giocatore di punta aveva il diritto di cambiare la puntata, o anche di rinunciarvi. Pupo dunque aveva la possibilità di evitare il rischio di perdere in un solo colpo 103 milioni.
Ma non lo fece. Nessun grande giocatore rinuncia alla sua puntata. Per carattere, per orgoglio o per dignità; o anche per evitare rimorsi, nel caso le carte fossero vincenti. Pupo non rinunciò, il banchiere sfilò le carte e gli picchiò in faccia un 9, il punto vincente e imbattibile. Ghinazzi raccontò a Cesare Lanza anche il suo triste ritorno a casa, in auto, in Toscana.
Fiumi di inchiostro sono stati versati sul rapporto tra Enzo Ghinazzi e il gioco. Negli anni Ottanta Pupo raggiunse il quinto posto in un campionato internazionale di poker organizzato all’hotel Fini di Modena. Furono «giorni e notti con le carte in mano», ha ricordato il cantante in un’intervista.
Le notti folli di un piccolo grande pokerista: Pupo
L’artista toscano ha riferito di aver cominciato a giocare d’azzardo a 14 anni, seguendo l’esempio del padre sui tavoli del circolo Enal di Ponticino. In un’intervista, sempre a Cesare Lanza, disse di preferire il classico poker a quattro, rispetto ai testa a testa. Una vera e propria passione iniziata da giovane, anzi da giovanissimo. Tuttavia, il poker ha dato nuova notorietà a Pupo, che abbiamo scoperto in questi anni, con la conduzione di alcuni contenitori televisivi legati proprio al Texas Hold ’em.
Nel periodo in cui il Texas Hold ’em cominciava a farsi strada nel nostro Paese Pupo condusse, insieme a Fabio Caressa e Stefano De Grandis, il programma La Notte del Poker, in onda su Sky. Qualche tempo dopo Pupo prese parte insieme ad altri personaggi famosi a un torneo organizzato nella stazione di Roma Termini, a favore dei terremotati abruzzesi.
Per far fronte ai debiti di gioco infine, Pupo chiese e ottenne da Gianni Morandi un prestito da 200 milioni di lire. Pupo glieli restituì inaspettatamente nel 2008, dandogli in mano un assegno durante un concerto: il fatto venne documentato dalle telecamere di Striscia la notizia. Proprio Morandi, secondo quanto riferito da Ghinazzi, l’avrebbe spennato a poker, durante una partita giocata in aereo rientrando a Roma da New York.
Un bacio da Lady Poker
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